Page 8 - Miscellanea
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Mi ricordo, ma è solo un vago e dolce ricordo, perché risale a
quando ero piccolo, che mia mamma mi ripeteva, con tono severo ed
affettuoso, di ammaestramento: «L’erba voglio non esiste, nemmeno
nel giardino del re!», aggiungendo sempre (e rivagheggiandolo così a
se stessa) che erano parole di sua nonna. Io non capivo, avevo il dub-
bio che “voglio” fosse un tipo di erba. Ma quelle parole mi entrarono
dentro, e di tanto in tanto, col tempo, riaffioravano. Con il passare de-
gli anni, mi divenne finalmente chiaro come quelle parole fossero un
ammonimento di tipo morale, anche se, nella confusione dei miei ri-
cordi, non so bene identificare quando questo accadde esattamente, e
se fu un cosa improvvisa. Quello che posso dire, però, è che non ne in-
travidi subito tutto il carico di amarezza e il drammatico significato
esistenziale. Colsi soltanto il suo significato più evidente e superficia-
le, “moralistico”, cioè che non possiamo, ma non è neanche “giusto”
(così allora ne ero convinto) ottenere tutto ciò che vogliamo. Diventa-
to grande approvai che mi fossero state dette quando ero piccolo per-
ché queste parole costituiscono anche un basilare principio educativo:
bisogna far capire ai bambini che non si può pretendere, inculcare in
loro un senso di equità e di rispetto perché esistono anche gli altri; non
si può esigere, perché alla fine arriva sempre il destino a impedirci di
forgiare la realtà a nostro piacimento. Questo però non esclude che i
sogni si possano avverare.
[E’ solo dunque recentemente che ho scoperto che dietro quelle pa-
role si nasconde un significato più profondo.]