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Miscellanea 11
ero preso dal panico di non riuscire ad arrivare fino a sera, ma, da ulti-
mo, nonostante fossi sfinito, l’istinto di sopravvivenza mi permetteva
di non mollare. A seguito della mia inettitudine alla conquista, della
mia incapacità all’azione, della mia mancanza di coraggio e di iniziati-
va, a volte mi veniva il dubbio se non fosse stato meglio arrendersi ad
esse, ed anzi sfruttarle per cercare di annullare le mie passioni, e spu-
doratamente scoprire a me stesso, platealmente, in modo impietoso,
come se non ce ne fosse stato bisogno, tutta la mia debolezza, la mia
attitudine da perdente, lasciandomi cadere nella depressione.
Prima di allora se qualcuno mi avesse detto che ad un certo punto
della propria vita quasi tutte le persone avrebbero fatto i “capricci”,
avrebbero fatto di tutto, avrebbero smarrito se stesse, fino ad arrivare
alle soglie della follia, per desiderio di una donna, non solo delle sue
attenzioni, ma del suo affetto, della sua “follia”, non ci avrei creduto,
non avrei mai pensato che in un mondo in cui ci sono tante sofferenze
che non scegliamo ce ne “creassimo” da noi stessi delle altre.
Non c’è pietà più grande di quella per chi soffre pene d’amore. E’
un moto spontaneo dell’animo, che mi ricorda quello del padre verso
il proprio figliol prodigo, non si fa appello alla ragione, non ci si do-
manda se quello che si sta facendo risponde ad un senso di “giustizia”,
ma si pensa solo alla felicità dell’altro, che egli raggiunga la propria
soddisfazione, senza giudicare la “pretesa” dei loro “desideri” (che
sono bisogni).
Non avrei mai creduto di essere capace di questa pietà, o almeno di
comprendere questa sofferenza, ma ciò deriva in me dall’aver provato
di persona questi stati d’animo, come tutti, prima o poi. Prima il mio
moto di compassione era per le persone “sole”, come me, che l’amore
(o meglio il desiderio di amare ed essere amati) non l’avevano mai co-
nosciuto, che erano in lotta con se stesse e con i propri sogni e desideri
che non avevano mai coinvolto delle persone in carne ed ossa (tutti
però, prima o poi, ci ritroveremo, “purtroppo”, coinvolti con le perso-
ne, a vivere drammi variamente “distribuiti” tra i due). Tutti abbiamo
il bisogno di desiderare, ma anche, e soprattutto, di essere considerati,
anzi desiderati, amati, coccolati. Una sola donna che interrompa que-
sta mia apnea (e intanto il tempo sta procedendo) sembra un miracolo