Page 12 - Miscellanea
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Una scoperta (racconto triste) 12
già troppo grande, riuscirebbe a confermare la mia debole operazione
(perché “autosostenuta”) di autoconvincimento che sono come gli altri
(quelli che ce l’hanno fatta, ovvero “tutti gli altri”), che valgo come
loro, che ho il diritto anch’io ai miei appagamenti, che l’erba voglio
che gli altri hanno ottenuta (contro ogni sensato e saggio monito popo-
lare) posso averla anch’io.
Siamo nelle mani degli “altri da noi”, quindi del destino. L’erba vo-
glio purtroppo non esiste, non possiamo pretendere che i nostri deside-
ri vengano appagati, ma non possiamo nemmeno frenarli: la specie
“erba voglio” cresce dentro ognuno di noi, soprattutto quando siamo
innamorati. Dobbiamo “accettare” la terribile ipotesi che si potrebbe
passare tutta la vita a tagliarla [nel giardino degli altri] senza mai co-
glierla, senza mai vedere appagati i nostri desideri, una vita carica di
sofferenza, di delusioni, di fallimenti (è la fatica del vivere). Questo
mi dice la ragione, così stanno dunque le cose, questa è la dura realtà a
cui dobbiamo rassegnarci. Ma la ragione mi dice anche che dobbiamo
continuare a sperare perché nulla a priori ci è precluso, dobbiamo re-
stare in attesa, non un’attesa finalizzata a qualcosa di conosciuto, ma
una disposizione a ricevere ciò che non possiamo immaginare, l’ina-
spettato. Dobbiamo trasformare questa attesa in una dolce attesa, per-
ché la vita consiste di questa attesa. Paradossalmente essa dovrebbe
essere l’attesa di qualcosa di indefinito e non di certo, quindi una “non
attesa”, come inaspettato è un dono, la cui meraviglia è legata alla sor-
presa.
I desideri (d’amore) delle persone non si realizzano per loro virtù o
merito; e se questo può darci la magra consolazione di non essere infe-
riori agli altri (i fortunati), più difficile è pensare che ciò continui a va-
lere il giorno in cui dovessimo essere proprio noi quelli vedono avve-
rarsi i propri desideri, essere le persone fortunate. Ma anche in questo
caso l’erba voglio continuerebbe lo stesso a non esistere. Se i nostri
sogni si avverano, dobbiamo considerarli un dono, non un merito o
una cosa dovuta.